La storia del Ghetto di Venezia
La
comunità ebraica veneziana ha attraversato vicende gloriose e dolorose negli
ultimi secoli. Forse non tutti sanno che la parola stessa “Ghetto” deriva
proprio da questa città. La parola “Gèto” in veneziano significa “fondere” ed
era usata per riferirsi all’isola attualmente nota come Ghetto Nuovo,
perché vi erano concentrate la maggior parte delle fonderie veneziane. L’isola divenne
“Ghetto”, perché molti ebrei avevano origini tedesche e lo pronunciavano
con la “g” dura. Questa è l’ipotesi che trova oggi i maggiori consensi tra gli
studiosi.
Gli
ebrei giunsero a Venezia a partire dall’anno Mille, ma solo nel 1300 la
comunità divenne un insediamento stabile e poteva vivere in qualsiasi zona
della città. Tutto cambiò nel 1500: dopo la Guerra dei Cambrai molti ebrei
giunsero a Venezia dalla terraferma, scatenando sospetti e preoccupazione nei
cittadini di fede cristiana, che costituivano la quasi totalità della
popolazione veneziana. Il Senato decise di non espellerli: gli ebrei erano
fondamentali per l’economia in quanto unici “banchieri” dell’isola, però furono
confinati nell’isola del Ghetto Nuovo.
Iniziarono
così a dare una forma diversa al Ghetto di Venezia, con alti edifici dai
colori caldi e accoglienti, circondati dai canali: vennero costruite cinque
sinagoghe, una per ogni gruppo di provenienza. Nella storia moderna, le diverse
forme di persecuzione terminarono con l’arrivo di
Napoleone, che eliminò alcune restrizioni e obblighi relativi alla
vita nel Ghetto di Venezia, come l’obbligo di residenza e l’uso delle
porte del Ghetto.